[dall’articolo di Danilo Craveia “Gli avanguardisti campioni sciatori a Oropa nel 1930”, uscito su Eco di Biella del 22 gennaio 2024]
C’è un po’ di neve sulle nostre montagne. Ci sono i vip sciatori a Bielmonte. Quindi l’occasione è buona per rievocare antichi inverni e lontane manifestazioni sportive sui manti nevosi che, in altri tempi, erano ben più consistenti di quelli attuali. Un buon esempio è quello del Campionato Nazionale di Sci per Avanguardisti, tenutosi a Oropa tra il 13 e il 16 febbraio 1930. Si trattò della seconda competizione di sci di fondo a livello italiano destinata ai giovani di età compresa tra i 14 e i 18 anni che il regime inquadrava, per l’appunto, come avanguardisti. La prima edizione, che si era svolta sull’Altopiano di Renon, in Alto Adige (appena a nord-est di Bolzano), il 16-17 febbraio 1929, aveva visto una buona affermazione dei nostri ragazzi. A quel punto, gli appassionati sportivi biellesi, desiderosi di promuovere la “sciopoli alpina” di Oropa, proposero la conca sotto il Mucrone come scenario per il secondo appuntamento. Ne parlarono, ovviamente, i giornali, in primis la testata del locale PNF, ossia “Il Popolo Biellese”, ma vale la pena di concentrare l’attenzione su un’altra fonte, ovvero un opuscolo edito per l’occasione dalla Opera Nazionale Balilla di Biella. Il libretto, stampato dallo Stabilimento Tipografico G. Ferrara di Biella (la sede era in piazza Lamarmora) consta di 68 pagine ed è ricco di fotografie e di illustrazioni.
Quel numero unico (consegnato in regalo ai baldi partecipanti, descritto dalla stampa in orbace in questi termini: “modernissima copertina a colori, profusamente ed artisticamente illustrato, in cui sono messi in evidenza, seppure in forma sintetica, gli sviluppi raggiunti dal Biellese nei vari campi della sua attività: istituzioni del Regime, opere assistenziali, movimento industriale, turismo ecc., ed al quale hanno collaborato le nostre migliori penne”), uscito anche e soprattutto per presentare l’evento, rappresentava anche un piccolo manifesto del fascismo biellese oltre che una “intercapedine” editoriale interessante. In effetti, quelle pagine si inseriscono equidistanti tra la liberale “Rivista Biellese” di Roccavilla, che cessò nel dicembre del 1928, e la fascista “Illustrazione Biellese”, che esordì nel dicembre del 1931 e della quale il libretto sembra essere una sorta di “prova generale” (chissà se era già in progetto?). Fu Luigi Bonino, infatti, animatore della futura “Illustrazione Biellese” ad aprire l’opuscolo con una dedica, firmata inconfondibilmente “Ellebe”, ai giovani sportivi della GIL. Già da quelle prime parole si capisce che il II° Campionato Nazionale di Sci per Avanguardisti era “solo” una buona scusa per illustrare il Biellese a otto anni dalla presa del potere da parte del Duce. Superfluo dire che in quel lasso di tempo tutto era migliorato e che il futuro si annunciava radioso. Dopo l’introduzione di Luigi Bonino ecco un altro protagonista della nascitura “Illustrazione Biellese”, Vittorio Sella (omonimo, ma nulla a che vedere con i Sella banchieri e fotografi), che si prese tre pagine per descrivere “Le origini del Fascismo Biellese”. A seguire il contributo del monregalese Mario Oggé, già ufficiale alpino invalido di guerra, professore di greco e latino del liceo cittadino e comandante della 314a Legione Avanguardia Giovanile Fascista biellese. Il classicista scrisse “Un po’ di storia delle Avanguardie Biellesi” con tanto di foto della squadra nostrana che aveva partecipato alle gare dell’Altopiano di Renon (Emilio Ramella Paia era il capo della pattuglia e in Alto Adige era risultato vincitore della “Coppa Turati”, come a dire campione nazionale di categoria).
Sfogliando il resto dell’opuscolo si scopre tutta l’enfasi di un’autocelebrazione tipica, ben riconoscibile, tra retorica bellica e glorie civili, dalla “efficienza” dell’attività sindacale corporativa e delle realtà dopolavoristiche a quella del Patronato Nazionale per l’Assistenza Sociale e dell’Ente Biellese di Assistenza agli Operai (con il vanto per il “tubercolosario” da allestire quanto prima presso la Villa Balduino a Bioglio, donata all’Istituto “Benito Mussolini”). La pubblicazione, voluta dal Comitato d’Organizzazione del campionato sciistico (presieduto da Ermanno Rivetti e composto da Camillo Sormano, Augusto Robiolio, il citato Oggé, Candido Gremmo, Guido Alberto Rivetti, direttore tecnico delle gare, e il suddetto Luigi Bonino a dirigere l’ufficio stampa), offre anche più suggestivi e meno tronfi scritti scientifici, come quello sulla neve di Camillo Sormano (con tanto di statistiche delle nevicate dei decenni precedenti), socio-economici, come quelli di Luigi Pralavorio e Giulio Caucino sull’industria biellese, paesaggistici e “antropologici”, come quelli di Beppe Mongilardi, Guido Masserano (sulle acque idroterapiche di Oropa) e Lucia Maggia “Hedda” (unica donna, a raccontare i ragazzi biellesi, “costruttori del domani”). Il santhiatese Claudio Bragatto, fecondo novelliere, “poeta-ciabattino”, creatore di personaggi e storie che superarono il Fascismo facendosi apprezzare anche dopo, inserì un bozzetto dei suoi, protagonista una baita sulle balze di Oropa che salva due dispersi nella tormenta dal gelo e dai lupi. Insolito e piuttosto moderno il pezzo di Luciano Mongini della Sottosezione Universitaria del Club Alpino Italiano e dello Sci Club di Torino che lamentava la chiassosa euforia dei novelli sciatori, tutti abiti sgargianti e canti sguaiati. Li chiama “cannibali”, come a dire selvaggi. I veri sportivi della neve dovevano essere più moderati, discreti, ascetici. La montagna d’inverno non è il posto per le carnevalate, per la pigrizia e per la mondanità da grande albergo in quota. Lo sci è divertimento distillato dal sudore, è appagamento del senso del sublime, è alto e gioioso sacrificio quando non di sport si dovesse trattare, ma di combattimento. Deriva militare a parte, un po’ di quel senso della misura è un consiglio valido tuttora, per quanto vecchio di quasi un secolo. Come andarono le gare a Oropa, ampiamente annunciate in prima pagina da “Il Popolo Biellese” come se fosse la coppa del mondo degli adulti e non il campionato nazionale dei ragazzi, lo si legge sullo stesso quotidiano fascista. Quello di Oropa era un “avvenimento sportivo di eccezionale importanza, per il quale sono in palio la «Coppa Mussolini» e la «Coppa Turati» detenuta, oggi, dal nostro Ramella Paia Emilio. La prima viene attribuita al Comitato Provinciale dell’O. N. D. della pattuglia vincitrice; la seconda, individuale di fondo, è anch’essa di pertinenza del Comitato provinciale cui appartiene il vincitore”. Si era messa la faccia e non si poteva fare brutta figura. “Tutti debbono sentirsi orgogliosi e onorati che la nostra maravigliosa sciopoli oropense sia stata prescelta dalle sue superiori gerarchie per lo svolgimento del 2° Campionato nazionale di sci per avanguardisti, e pertanto tutti devono cooperare con il Comitato organizzatore affinché la sagra della neve che si celebrerà in questa settimana ad Oropa lasci — ripetiamo — un incancellabile ricordo nell’animo degli intervenuti e sia coronata dal più lusinghiero successo”. Tra le altre iniziative collaterali era in programma, domenica 16 febbraio 1930, l’inaugurazione della “Casa del Balilla” di Biella, cioè l’attuale Biblioteca Civica di Biella. Non serve segnalare che tutto quanto fu affollato, imponente, riuscito. Dal bel percorso (sei chilometri circa) a Oropa ai vari momenti accessori, a Biella e dintorni. Da Roma era arrivato l’on. Renato Ricci, Sottosegretario di Stato all’Educazione fisica giovanile nonché Presidente dell’Opera Nazionale Balilla. Il pezzo grosso che non poteva mancare per conferire alla manifestazione il giusto peso politico e propagandistico. E non mancarono i risultati. La gara a squadre fu un mezzo flop (diciassettesima su circa cento quella del Favaro, trentaseiesima quella di Biella, primi i ragazzi della Val Gardena), ma l’individuale, con circa 360 partecipanti, premiò ancora una volta un biellese, un altro Ramella Paia del Favaro, non Emilio, bensì Giacomo. Il suo tempo, di una frazione di secondo più breve di quello del sondriotto Vitalini, regalò definitivamente la “Coppa Turati” alla Provincia di Vercelli. Oropa fu ancora sede di altri significativi eventi sportivi invernali e all’epoca si aveva l’intenzione (e le nevicate!) di sviluppare nella conca e sulle cime che la circondano un rinomato centro sciistico. C’è un po’ di neve sulle nostre montagne. Per chi scia, il sogno di domani è, per il momento, solo il ricordo di ieri.
L’opuscolo dedicato al II° Campionato Nazionale di Sci per Avanguardisti del 1930 è curioso anche per la presenza di tre illustratori di un certo rilievo. Ettore Olivero Pistoletto concesse un suo disegno intitolato “Poesia arcadica e «a l’opera fumanti camini»”. Una filatrice volante, un gregge e uno stabilimento tessile (il Lanificio Ermenegildo Zegna) sullo sfondo. Gli altri due sono meno noti e perciò più interessanti. Una illustrazione è firmata da Franco Mosca, nato a Biella nel 1910 e morto a Milano nel 2003. Illustratore, cartellonista, pittore, vicino allo stile di Gino Boccasile, nella sua lunga carriera ha avuto modo di lavorare per FIAT, Piaggio, Lambretta, Cinzano, San Pellegrino, Tricosa, Mosquito, e altre grandi imprese italiane. Suo anche un celebre manifesto per la funivia Oropa-Lago del Mucrone. A vent’anni era già padrone della sua arte. Così come lo era il genovese Alfredo “Alf” Gaudenzi (1908-1980). Futurista credente e praticante, Gaudenzi è stato anche un modellatore di terracotta e uno scenografo di talento lavorando per il teatro con Bontempelli e Marinetti (fu quest’ultimo a consigliargli di assumere il nome d’arte “Alf”) Le sue illustrazioni sono essenziali e incisivamente simboliste, littorie, ma non fredde.