Gente di Biella: le mostre "personali" dello Spazio Cultura
- Gente di Biella: le mostre “personali” dello Spazio Cultura
- Il Carnevale. Un racconto per immagini tratto dagli archivi Valerio e Cremon (19 febbraio-15 marzo 2013)
- Una vacanza per tutti. Ricordi dalle colonie estive biellesi (12 luglio-13 settembre 2013)
- La Regina d’Autunno. Le Feste dell’Uva nella tradizione biellese (21 ottobre-30 novembre 2013)
- Biella si svaga. Immagini del tempo libero tra gli anni ’30 e ‘60 (15 luglio-16 settembre 2016)
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Una vacanza per tutti. Ricordi dalle colonie estive biellesi
Le colonie estive fecero la loro comparsa nel Biellese nel 1878, quando fu istituito l’Ospizio Marino Biellese con il fine di «raccogliere poveri fanciulli scrofolosi d’ambo i sessi del Circondario di Biella per essere curati e rinvigoriti colla cura marina». Meta dei bambini era l’Ospizio Sociale Tagliaferro Biella-Casale di Sestri Levante.
La prima colonia montana fu la Colonia Alpina per fanciulli poveri di Camandona, fondata nel 1892 dalla Reale Società d’Igiene di Torino in collaborazione con il Club Alpino di Biella. Colonie di questo tipo, tutte patrocinate dalla regina Margherita di Savoia, si diffusero presto lungo tutto l’arco alpino.
Negli anni ‘20 del Novecento le colonie estive furono aperte anche ai figli degli operai che lavoravano nelle fabbriche: l’Ente Biellese Assistenza Operai, legato alla locale Lega Industriale, si fece promotore di diverse iniziative a Crocemosso, Andorno e Veglio, nonché nella colonia marina di Imperia. Nel 1922 fu avviata anche la Scuola Estiva della Pettinatura Italiana di Vigliano, promossa da Ermanno Rivetti.
Durante il fascismo le colonie si trasformarono in luoghi di aggregazione per la gioventù: ai giochi, agli esercizi fisici e ai bagni di sole si affiancò infatti un’attività premilitare. Per essere ammessi alle colonie dell’Ente Opere Assistenziali era necessario essere iscritti all’Opera Nazionale Balilla. Le Piccole Italiane e i Balilla biellesi soggiornarono presso le colonie marine di Pietra Ligure, in quelle alpine di Alagna e di Campiglia Cervo, in quelle elioterapiche del Vandorno, di Pavignano, di Sant’Eurosia, di Cossato, di Coggiola e di Trivero. Il periodo di soggiorno durava generalmente poco più di un mese, dalla metà di luglio alla fine di agosto.
Dopo la guerra le colonie ripresero grazie agli industriali lanieri. Aprì per prima nel 1946 la colonia marina di Loano, seguita da Vallecrosia, Monterosso al Mare e Cattolica.
Una colonia fu istituita anche a Pettinengo nella villa Radicati di Brozolo (attuale Villa Piazzo) ceduta all’Unione Industriale Biellese nel 1947 dopo la morte del proprietario, Valentino Bellia. L’edificio fu subito adibito a colonia estiva per i figli dei dipendenti delle aziende tessili associate di Valle Mosso.
Nel 1951 fu istituita a Finalborgo (Finale Ligure) la Colonia Marina “Giovanni Rivetti”, mentre due anni più tardi fu la volta della colonia alpina di Trivero intitolata a Ermenegildo Zegna.
Le colonie della Cassa di Risparmio di Biella
Anche la Cassa di Risparmio di Biella aveva le proprie colonie. Dal 1949 l’istituto di credito biellese inviò ogni anno circa 150 bambini presso il Collegio “Riccardo Zandonai” di Pesaro gestito da padre Pietro Damiani (1910-1997). Il soggiorno durava un mese ed era rivolto ai bambini di un’età compresa fra gli 8 e i 12 anni. I piccoli coloni dovevano appartenere a famiglie «non abbienti» senza la possibilità di usufruire delle altre colonie biellesi. Si privilegiavano inoltre le famiglie in possesso del libretto a risparmio della Cassa. Una ventina di posti era riservata ai giovani assistiti dagli istituti di beneficenza della Città come l’Ospizio di Carità e la Piccola Casa della Divina Provvidenza (Cottolengo).
Le domande erano accolte dalla Direzione della Cassa o dalle filiali e dovevano essere accompagnate dal certificato di nascita e dalla situazione di famiglia. Era poi necessaria una visita medica preventiva gratuita effettuata da un medico di fiducia della Cassa (Lino Bubani).
I bambini erano accompagnati da vigilatrici e vigilatori, ovvero insegnanti di scuola elementare o giovani studenti che avevano il compito di accudire i piccoli ospiti durante il soggiorno. Essi inviavano alla Direzione di Biella resoconti settimanali sull’andamento della vita in colonia: attività, stato di salute, clima, vitto, corrispondenza (i bambini ricevevano e inviavano centinaia di lettere e cartoline illustrate), situazione generale.
Dalla metà degli anni ‘60 la Cassa di Risparmio trasferì le proprie colonie presso il Soggiorno Marino Biellese di Imperia Porto San Maurizio, gestito dall’Opera Diocesana Assistenza (O. D. A.), fondata nel 1948 dal sacerdote biellese Benvenuto Panizza (1912-1986). Alla colonia estiva presto si affiancarono una scuola elementare e media parificata (colonia invernale o permanente) e una residenza di soggiorno per anziani (Villa Regina Maris). Negli anni ’70 la guida del complesso di Imperia coinvolse altri sacerdoti, tra i quali don Giuseppe Sandigliano, don Edoardo Moro, don Carlo Gimilini e don Elviro Battuello. Da “fenomeno di massa” qual erano nell’immediato dopoguerra le colonie divennero sempre più luogo di accoglienza per i casi di grave disagio sociale o per i giovani con problemi di salute.
Negli anni ‘80 l’O. D. A. dovette fronteggiare la crisi finanziaria dovuta alla lievitazione dei costi di gestione e acuita dal crescente disinteresse della società e di parte delle istituzioni. Grazie all’immancabile sostegno della Cassa di Risparmio il Soggiorno Marino Biellese poté comunque garantire ogni anno l’accoglienza di centinaia di bambini e ragazzi biellesi. Con l’anno scolastico 1991/1992 la scuola parificata si trasferì a Muzzano nel complesso dei Salesiani, mentre le colonie estive continuarono fino alla metà degli anni ’90.
Soggiorni marini per i giovani biellesi hanno comunque continuato a essere organizzati dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Biella fino all’inizio del nuovo millennio, quando si è scelto di gestire i contributi diversamente.
Una giornata in colonia
Ore 7:00: sveglia! Alle 7:45, dopo una preghierina, i piccoli coloni facevano colazione con una brioche, una merendina al cioccolato e un’albicocca.
Alle 8:30 raggiungevano la spiaggia. Ogni mattina si raccoglievano conchiglie e intorno alle 10:30 si faceva un bel bagno in mare. Alle 12:30 veniva distribuita una seconda colazione, ovvero il pranzo: un panino al prosciutto cotto, un grissino al burro, un formaggino Mio e un frutto. Alle 13:00 i bambini andavano a fare un sonnellino fino all’ora della merenda. Alle 16:00 ancora una brioche e un frutto.
Nel pomeriggio si giocava. Nella colonia Rivetti di Finale Ligure per esempio erano organizzati veri e propri concorsi a premi. Il Concorso del Nastro Azzurro « ti costringeva a tenere la bocca chiusa e le mani pulite, ed a mostrarti educato per l’occasione»: bisognava rispettare le regole di buona educazione, della pulizia e del silenzio e la squadra che conquistava il Nastro Azzurro riceveva una buona razione di biscotti. Il Concorso dei 50 punti assegnava invece un premio della bontà… che era poi un premio alla bugia delle vigilatrici (le insegnanti che seguivano le squadre dei coloni), «perché bastava che una vigilatrice superasse tutte le colleghe nel dire mirabilia della propria squadra ed eccoti che il direttore, sempre buono lui, ci credeva e premiava» (Bimbi al sole, 1952).
I bimbi scrivevano ogni settimana lettere e cartoline illustrate ai genitori e molte arrivavano ogni giorno da parte di mamme e papà.
Alle 19:30 cena e alle 21:00 tutti a nanna!
Testo e immagini tratti dalla mostra Una vacanza per tutti. Ricordi dalle colonie estive biellesi (Spazio Cultura – Fondazione Cassa di Risparmio di Biella, 13 luglio-30 settembre 2013)